Si avvicina a grandi passi l’ora della ripartenza e non vediamo l’ora!
Da Ottobre il Grand Tour ripartirà verso il Lazio della carbonara ‘americana’, l’Abruzzo dello zafferano, spezia globale che dette origine a scambi, guerre e contraffazioni e poi in Toscana dove nascosti tra i molti famosi gioielli gastronomici della regione del Chianti, della bistecca alla fiorentina e del castagnaccio, scopriremo i molto meno celebrati tortelli alla lastra, un vero e proprio cibo da strada nomade.
Ma ogni viaggio che si rispetti, soprattutto quello a piedi, ha bisogno di ‘decantare’, come il vino, lentamente. Bisogna saper guardare indietro dopo i km percorsi e alla scrivania, oltre che a organizzare le nuove partenze, arrivano le riflessioni su ciò che è stato.
Il viaggio che a Luglio ci ha visto camminare e sudare in Aspromonte occuperà senza dubbio una parte molto importante del libro che scriveremo per Slow Food Italia e Club Alpino Italiano. Intanto però, ci piace anticipare ai nostri (25?) lettori qualcosa di quelle tre settimane in cammino.
In Aspromonte: un viaggio a piedi tra Bergamotto e Pesce stocco
«Nel destro lato è Scilla; nel sinistro / È l’ingorda Cariddi. Una vorago / D’un gran baratro è questa, che tre volte / I vasti flutti rigirando assorbe, / E tre volte a vicenda li ributta / Con immenso bollor fino a le stelle.» |
(Virgilio, Eneide) |
Arrivando a Reggio Calabria, la prima cosa che si nota è la Sicilia.
Avvicinando Reggio in treno si ha l’impressione che quell’ultima striscia protesa di continente voglia quasi ricongiungersi con l’isola più grande del mediterraneo dalla quale dista, fra Scilla e Cariddi (Punta Pellaro – Capo d’Alì), poco più di 3 km.
L’occhiata istintiva del viaggiatore coglie quella contiguità storica, geografica, culturale, mitologica, economica, gastronomica e geologica che contraddistingue la storia di queste due terre sintesi perfetta del concetto stesso di identità: l’uno non esiste senza la rappresentazione ‘riflessa’ dell’altro da sé, dello straniero.